In un pomeriggio d’estate, quando il sole è alto ma l’ombra di un grande gelso consola, ci siamo ritrovate come novelle dame fiorentine – non per fuggire la peste, ma per ritrovare il piacere delle parole e della compagnia, a conclusione dei due gruppi di lettura della Giroteca.
Martine ci ha accolte nel suo giardino terrazzato, nascosto tra le colline di Calci, e con garbo – e uno charme tutto francese – ci ha introdotte al suo libro ”Mon jardin à moi”.
Poi ci siamo messe in cammino, salendo tra i terrazzamenti come in un pellegrinaggio gentile. Ogni lettrice si fermava là dove il libro evocava un preciso scorcio: una panchina, un muretto a secco, un dedalo romantico, un laghetto con le ninfee… ma anche un giovane ulivo che ha scelto di nascere lì, lontano dall’oliveto.
I brani venivano letti proprio nei luoghi che li avevano ispirati – come se le parole si ricongiungessero al loro paesaggio.
Le voci si intrecciavano al fruscio delle foglie sotto i nostri piedi, al profumo del rosmarino e della terra. Era il libro a guidarci, ma era il giardino a raccontare.
In cima, il grande cipresso ci ha accolte come un antico guardiano. Intorno a lui ci siamo fermate tutte, in cerchio. Non c’era bisogno di concludere: tutto si era già compiuto nel gesto condiviso del leggere insieme, passo dopo passo, parola dopo parola.
Un pomeriggio di letteratura vissuta, dove il giardino non era solo sfondo, ma pagina aperta.
Martine ci ha regalato un’esperienza intensa, lieve e carica di emozione.
Per me, dopo tanti anni, era come se vedessi quel giardino per la prima volta.
Franca Vitarelli