C’é un’aiuola particolarmente colorata ed allegra di fronte al Kurhaus a Merano: una distesa di papaveri gialli, arancio, con alcune macchie bianche qua e là. È il Papaver croceum, il papavero islandese. Da diversi anni tento di coltivarlo nel mio giardino. Non sono riuscita a vederne cresciuto un esemplare, dico uno: le lumache ne hanno sempre fatto strage.
Da tempo invece nelle mie aiuole rivolte a mezzogiorno fioriscono papaveri della varietásomniferum. Una piantina “clandestina” era cresciuta per caso nel vasetto di tutt’altra pianta. Questo misterioso, antico fiore da allora non mi ha più lasciato, si risemina da solo anno per anno.
Già gli Egizi e i Greci consideravano il papavero pianta degli Inferi. Da Cerere a Demetra a Cibele: il sottile filo che lega i popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente riaffiora in queste deità comuni, raffigurate con capsule di semi o con i fiori del papavero in mano.
Non so se i contadini sudtirolesi oggi possano liberamente coltivare il papavero, il ‘Mohn’, per i loro dolci tradizionali, Mohnstrudel, Mohnkipfel, Mohnstriezel. Fino a poco tempo fa era proibito dalla legge italiana, cosa non molto ben accetta dalla popolazione locale che coltivava il papavero da secoli per ricavarne olio e soprattutto semi per i dolci.
La tradizione di usare il papavero in cucina nasce dalle popolazioni slave. In queste zone la pianta è simbolo di fertilità. Durante i matrimoni si mangiano dolci al papavero, nelle scarpe della sposa va infilato un pizzico di semi, augurio di fertilità.
Si danno i semi alle galline per aumentare la produzione di uova; il loro alto contenuto di olii li rende molto nutrienti. Sparsi sulle soglie delle case, delle stalle e anche nelle bare, fermano i demoni: gli spiriti malvagi debbono, per loro natura, bloccarsi e iniziare a contarli. Le croci di ferro dei cimiteri alpini riproducono spesso sia le capsule che il fiore del papavero, un’allusione al sonno eterno.
Per la semina i semi di papavero vanno mescolati a sabbia fine. Così risulta più omogenea e regolare. È meglio diradare poi le piantine per ottenere esemplari forti.
Tutti i papaveri amano terreni poveri, asciutti e ben esposti al sole. I miei manuali danno un consiglio che ho trovato geniale per tutte quelle varietà di papavero che le lumache hanno la bontà di disdegnare. Se la semina è scalare, cioè avviene a distanza di venti giorni, si avranno esemplari che fioriscono in successione. Con tre semine sono riuscita ad avere una fioritura durata tre mesi abbondanti.
Martha Canestrini